Nel 1512 la Valtellina e i contadi di Bormio e di Chiavenna, terre del ducato di Milano, furono occupati dalle milizie delle comunità retiche della Lega Caddea a seguito del crollo del governo francese sul ducato di Milano; a quel tempo, oltre alla Caddea, erano già organizzate nella Rezia anche la Lega Superiore o Grigia, e la Lega delle dieci Giurisdizioni.
La prima carta costituzionale dello stato retico si ebbe con il Bundesbrief o carta della lega del 23 settembre 1524, che ribadì quanto stabilito dai precedenti trattati tra lega e lega: aiuto reciproco verso l’esterno, libertà di commercio, sicurezza delle strade, divieto di fare giustizia da sè e obbligo di adire a un tribunale arbitrale per la composizione delle contese fra le leghe o i membri di una lega.
Bormio e Chiavenna conservarono la loro fisionomia giuridica e i loro privilegi giuridici e commerciali confluenti in una larga autonomia, che era di fatto temperata soltanto dal commissario retico inviato ogni biennio a Chiavenna e in Bormio dal podestà.
All’ingresso nel dominio grigione, Valtellina, contado di Bormio e contado di Chiavenna avevano raggiunto una solida fisionomia istituzionale e territoriale. Ciascun comune, all’interno dei tre dominî, aveva una peculiare organizzazione territoriale interna e una sua autonoma tradizione amministrativa, ereditata senza fratture dai secoli del medioevo.
I terzieri della Valtellina, pur non avendo i poteri, analoghi ai comitali, attribuiti a Chiavenna e a Bormio, non soffrirono riduzioni delle loro tradizionali autonomie. Gli stessi statuti subirono modificazioni sempre inerenti e omogenee alla loro tradizione e generalmente favorevoli all’autonomia valligiana. In nulla fu mutato l’antico rapporto composto fra le tradizioni e i privilegi feudali dei nobili e le autonomie comunali, come del resto avvenne nello stesso libero stato delle tre leghe.
All’inizio della dominazione grigione, la giurisdizione temporale che, più o meno fondatamente, il vescovo di Como rivendicava su terre e beni facenti ormai parte del territorio delle tre leghe si era fatta più incerta. La situazione divenne critica dopo che la maggior parte della Rezia e parte della classe dominante valtellinese aveva aderito alla riforma protestante. Argomenti di natura religiosa e il richiamo ai poteri giurisdizionali dello stato giustificavano le rivendicazioni delle comunità contadine. Ma mentre nelle comunità retiche la disgregazione della proprietà ecclesiastica era stata provocata e voluta da una legislazione che ne vietava l’infeudazione ai laici, la consistenza del patrimonio che la curia vescovile comense riuscì a conservare, nonostante tutto, divenne una prova della mancata integrazione della Valtellina nella struttura economica e sociale dello stato grigione. Alla fragilità del dominio grigione sulla Valtellina contribuì la poco decisa volontà di demolirvi il vecchio ordinamento feudale, il comportamento incline all’ambiguità e al compromesso delle famiglie grigioni più potenti, che influenzava le decisioni delle diete retiche, e della nobilità cattolica valtellinese.
Quando, circa un secolo dopo l’inizio del dominio grigione, l’equilibrio si ruppe e ne seguì un periodo di crisi, che si può collocare tra i processi di Thusis del 1618 e il capitolato di Milano del 1639, la rottura fu da attribuirsi fondamentalmente al venir meno dell’instabile equilibrio politico internazionale: non soltanto la Valtellina, ma le stesse tre leghe furono vittime dello scontro interreligioso e politico tra le grandi potenze nella guerra dei trent’anni.
Il 5 marzo 1798 le truppe francesi entrarono in Berna, e un mese dopo la vecchia confederazione svizzera divenne la repubblica elvetica: uno dei capitoli della costituzione della repubblica invitava lo stato delle tre leghe a entrare a far parte del nuovo stato. L’antica Rezia era nel contempo entrata nel gioco politico e militare delle grandi potenze: il 10 ottobre 1798 le tre leghe firmarono un trattato con cui autorizzavano l’Austria a occupare i confini e i paesi retici. Ma già nel 1799 le truppe francesi occuparono la Rezia, e si insediò a Coira un governo filofrancese. Furono i comuni a determinare il nuovo assetto dello stato, chiedendo al governo di Coira l’annessione alla repubblica elvetica, come canton Rezia. Tuttavia, tra la firma del trattato e l’annessione dei Grigioni nello stato elvetico ci fu un percorso lungo e difficile.
La vittoria austriaca nel 1799 comportò infatti il ritorno all’antico ordinamento statale. La definitiva conferma dell’annessione della Rezia alla repubblica elvetica venne con l’atto di mediazione del 1803, a seguito del quale il cantone Grigioni non si diede però una nuova costituzione, bensì ristabilì l’antico ordinamento giudiziario e amministrativo dei comun grandi. La facoltà di dare le leggi, comunque, fu tolta ai comuni e alle singole leghe e fu conferita a un gran consiglio. Il referendum dei comuni fu conservato, ma a essi venivano sottoposti solo gli atti legislativi, e non come in precedenza anche le disposizioni amministrative.
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